Tra le aziende più longeve della denominazione, la Antonelli San Marco è di proprietà dell’omonima famiglia fin dal 1883. Composta da 190 ettari in un corpus unico al centro della zona Docg di Montefalco.
I terreni argillosi e ricchi di calcare, con origini geologiche diverse, formano delle colline austere circondate da boschi, dal microclima ideale per la vite e l’olivo. Tredici ettari sono dedicati ad oliveto, mentre sono circa 60 quelli destinati a vigneto, orientati prevalentemente a sud e ad ovest. Coltiviamo varietà autoctone: Grechetto e Trebbiano Spoletino per i bianchi, Sangiovese e Sagrantino per i rossi.
Al centro dell’azienda, proprio sotto l’antica casa padronale, si trova la cantina, completamente interrata e progettata per la vinificazione a caduta.
Una struttura dal basso impatto ambientale che prevede l’ingresso del pigiato nei fermentini, e il successivo scarico delle vinacce, senza l’uso di pompe, ma per gravità, garantendo un maggior controllo delle prime delicate fasi di fermentazione e macerazione, oltre ad un risparmio di risorse energetiche.
Si vinificano solo uve di propria produzione, da agricoltura biologica, così da offrire un prodotto di cui si abbia il pieno controllo in ogni fase, con in più la garanzia della certificazione biologica sia delle uve che dei vini.
Gli olivi che disegnano il paesaggio di questa parte di Umbria, e da cui ricaviamo due tipologie di olio extra vergine di oliva. Completano il quadro dei prodotti i salumi che otteniamo da suini allevati allo stato brado, i legumi quali ceci e la grappa ottenuta dalle vinacce di sagrantino.
Le origini della tenuta si perdono nella storia. Alcuni documenti medievali ricordano “San Marco de Corticellis” come corte agricola longobarda, in una delle aree più vocate alla coltivazione della vite e dell’olivo.
Dal XIII al XIX secolo la tenuta è appartenuta al Vescovo di Spoleto (i confini attuali sono quasi gli stessi di quelli descritti in un documento del XIII secolo, conservato all’archivio vescovile).
Nel 1883 Francesco Antonelli, avvocato di Spoleto, acquistò la proprietà. Ha inizio una radicale opera di trasformazione e ammodernamento degli impianti e delle colture: in una relazione del 1899 si parla già di vigneti con 5.000 ceppi per ettaro, così come della profonda trasformazione delle condizioni di vita dei coloni, «perchè la sinità loro, la facilità e comodità di soddisfare alle esigenze domestiche li rende più adatti e alacri nei lavori, e li affeziona al fondo…». Ed è con questa filosofia che l’Azienda è arrivata nel 1979 ad intraprendere l’attività di imbottigliamento dei vini.
Filippo Antonelli dal 1986 è il conduttore e vive tra Montefalco e Roma, dove dirige un’altra azienda vitivinicola di famiglia: Castello di Torre in Pietra.
Nato a Roma nel 1960, è laureato in Scienze Agrarie all’Università di Perugia.
È stato il presidente del Consorzio Tutela Vini Montefalco fino al 2022 per la terza volta dopo esserlo stato per due mandati tra il 1996 e il 2006.
Massimiliano Caburazzi: enologo.
Paolo Salvi: consulente enologo.
Alessio Moretti: agronomo.
Ruggero Mazzilli: consulente per i vigneti.
Wendy Aulsebrook: responsabile per “Cucina in Cantina”.
Al centro dell’Azienda, proprio sotto l’antica casa padronale, si trova la Cantina, costruita sottoterra per limitare l’impatto ambientale e per sviluppare la vinificazione per caduta.
Si vinificano solo uve di propria produzione, da agricoltura biologica, così da offrire un prodotto di cui si siano valutate e controllate, in ogni fase, caratteristiche, pregi, potenzialità.
La vinificazione e la successiva svinatura avvengono per gravità, cioè senza l’uso di pompe che danneggerebbero l’integrità delle bucce, accorgimento qualitativo particolarmente importante per le uve del sagrantino per la loro ricchezza polifenolica, soprattutto di tannini.
La raccolta esclusivamente manuale, a cui segue l’uso di una piccola macchina diraspapigiatrice che posizioniamo proprio sopra il fermentino, ci permette un controllo ottimale dello stato delle uve, della giusta pressione utile a staccare gli acini senza intaccare i vinaccioli, e quindi di una fermentazione che avviene in pieno controllo.
Anche la bottaia e il locale per l’affinamento in bottiglia sono stati realizzati sotto il livello del terreno per avere una temperatura pressochè costante. Le botti sono esclusivamente grandi. Lo stile dell’azienda è da sempre incentrato su vini dalla vocazione tradizionale ed elegante, per questo i carati più piccoli che usiamo sono dei tonneaux di rovere francese da 500 litri, affiancati da botti di fabbricazione prevalentemente austriaca da 25, 29 e 45 hl.
Dalla vite alla bottiglia viene eseguito un percorso di ricerca e miglioramento continuo, secondo lo stile dell’azienda, volto alla tipicità e all’equilibrio, alla bevibilità e all’eleganza, più che alla potenza, con estrazioni delicate e un uso moderato del legno. I vini prodotti con questo stile, in particolar modo il Sagrantino, non sono vini immediati; si giovano di prolungati affinamenti in bottiglia, hanno interessanti evoluzioni nel lungo periodo.
Le vigne sono impiantate solo nelle parti alte dei versanti collinari, ad un’altitudine media di 350 metri s.l.m., riservando i fondovalle ai seminativi.
I terreni, argillosi e ricchi di calcare, hanno origine geologica diversa: profondi alcuni, ricchi di scheletro altri, che conferiscono ai vini sfumature intense e variegate; colline austere circondate da boschi, dal microclima ideale per uve e olive di altissima qualità.
Le varietà coltivate sono esclusivamente tipiche della zona. Quelle a bacca rossa sono soprattutto Sagrantino e Sangiovese, e infine Montepulciano, mentre quelle a bacca bianca, il Grechetto e il Trebbiano Spoletino.
L’età media dei vigneti è di circa 15 anni. Gli impianti più vecchi di Sagrantino hanno 30 anni.
Sagrantino deriva dal latino sacer: “vino sacro” destinato al consumo durante le feste della tradizione cristiana. Plinio il Vecchio, nella sua Storia Naturale, cita un’uva Itriola tipica della zona. Forse si riferiva al Sagrantino. Sull’origine della varietà nulla si conosce di preciso. Il Sagrantino potrebbe non essere una varietà locale bensì importata dall’Asia Minore dai seguaci di San Francesco o frutto delle invasioni saracene. Di vigneti in Coccorone (l’antico nome di Montefalco) esistono scritti dal 1088. Dalla prima metà del XV secolo leggi comunali assai rigorose regolavano la cura del “campo piantato a vigna” e dal 1540 in poi anche la festa di vendemmia del Sagrantino viene stabilita con un’ordinanza comunale.
Le prime fonti documentali trovate sul Sagrantino a Montefalco risalgono al XVI secolo. Nel 1925 Montefalco, che ospitava una grande mostra enologica, veniva già definita “Centro vinicolo più importante della regione”. La DOC del 1979 e la DOCG del 1992 sono il naturale riconoscimento della tradizione e della qualità dei vini di questo territorio.
Con la vendemmia 2012, la produzione dei nostri vigneti ha superato i 3 anni di conversione ed è ufficialmente certificata Bio.
I vini del 2012 si sono avvalsi della neonata normativa europea in materia, Reg. CE 203/2012, pertanto sono certificati come vini biologici e non solo prodotti da uve biologiche, come era possibile certificare fino alla vendemmia 2011.
La scelta di essere Bio è motivata dalla volontà di perseguire l’obiettivo della qualità totale, intesa non solo come salubrità del prodotto e rispetto dell’ambiente, ma anche come valorizzazione della espressività territoriale della nostra produzione.
Da tempo lavoriamo quasi esclusivamente con vitigni autoctoni e di recente abbiamo intrapreso una zonazione interna, per meglio definire le caratteristiche e peculiarità delle singole parcelle di vigna.
La gestione in Bio ha proprio lo scopo di evidenziare ed esaltare le differenze, portando i singoli vigneti ad una piena maturità espressiva: un vigneto che si autoregola, è un vigneto che può esprimere al meglio le sue specificità, che siano quelle del Trebbiano Spoletino o del Grechetto, dei vigneti usati per il Montefalco Rosso, o del Sagrantino.
Lavorare in biologico significa pensare al vigneto come ad un ecosistema vitale in cui tutti gli elementi che lo compongono sono in equilibrio tra loro. Questo risultato è possibile stimolando la vitalità del terreno e migliorandone la qualità, favorendo l’autoregolazione delle singole piante e riducendo gli apporti esterni. Le concimazioni organiche non servono solo a nutrire le piante, ma più in generale ad arricchire il terreno di humus e di microrganismi. Parimenti limitare i trattamenti fitosanitari non solo favorisce la salubrità del prodotto, ma serve a creare un ambiente vitale, dove microrganismi, piante ed animali concorrono al benessere dell’intero agrosistema.
E’ un percorso lento, i cui frutti non saranno immediati, ma la pazienza non ci difetta, visto che da oltre 130 anni la nostra famiglia coltiva i vigneti di San Marco.
Per quanto riguarda il vino, l’applicazione del nuovo disciplinare derivante da una normativa di legge, sostanzialmente non cambierà il nostro modo di vinificare, in quanto abbiamo sempre fortemente limitato l’utilizzo di sostanze coadiuvanti reperibili in commercio. Avere una certificazione Bio è comunque una maggiore garanzia per il consumatore e per noi un ulteriore stimolo di miglioramento.
Ci teniamo a chiarire che per noi vinificare in biologico non significa lasciare che la produzione avvenga “da sé”, al contrario per fare un vino biologico di qualità è necessario controllare e curare in modo estremamente rigoroso tutte le fasi della produzione, anche in considerazione del fatto che il ridotto o mancato utilizzo di prodotti di sintesi e coadiuvanti comporta una maggiore esposizione a rischi di fenomeni naturali, ma indesiderati, che possono determinare grossolani difetti e perdita totale dell’identità del vitigno e del territorio.
La nostra idea del vino biologico è quella di un vino che sia in grado di esprimere le peculiarità espressive del vitigno nel nostro territorio. Quell’unicità espressiva che si può riassumere nella parola Terroir.
In sintesi, per noi Bio significa sostanzialmente rispetto: dell’ambiente, del territorio, del vitigno, del prodotto vino, del consumatore.